Con questo obiettivo, la Commissione europea ha presentato il 3 maggio scorso una nuova proposta di direttiva sulla lotta alla corruzione, che sostituisce la decisione quadro 2003/568/GAI del Consiglio relativa alla lotta contro la corruzione nel settore privato e la Convenzione sulla lotta alla corruzione dei funzionari dell’Unione europea e degli Stati membri, e che modifica la Direttiva (UE) 2017/1371 relativa alla lotta contro la frode che lede gli interessi finanziari dell’Unione mediante il diritto penale.
La proposta arriva pochi mesi dopo lo scandalo “Qatargate” di corruzione al Parlamento europeo, che ha infiammato l’opinione pubblica. La situazione non migliora all’interno degli Stati membri, dove i dati dell’indagine Eurobarometro 2022 indicano che il 68% delle persone e il 62 % delle imprese con sede nell’Unione europea ritengono che la corruzione sia diffusa all’interno del proprio paese.
In un simile scenario, la Commissione europea, con la proposta di direttiva in commento, intende introdurre norme più rigorose per combattere la corruzione sia pubblica che privata. Gli Stati membri saranno tenuti ad istituire organismi o unità specializzati in materia di contrasto e prevenzione della corruzione. Potranno decidere di individuare un’unica autorità alla quale affidare funzioni di contrasto sul piano penale e di prevenzione. In ogni caso, tali organismi o unità dovranno soddisfare requisiti minimi comuni, come l’indipendenza e godere di risorse e i poteri necessari per garantire la corretta gestione di tali compiti.
La proposta inoltre prevede misure per armonizzare le legislazioni nazionali in materia. In particolare, introduce una definizione comune e più ampia di corruzione, che contempla anche altre fattispecie, come l’appropriazione indebita, il traffico d’influenze, l’abuso di funzione, l’ostruzione alla giustizia, l’arricchimento illecito e il tentativo di corruzione.
La Commissione interviene anche sul piano sanzionatorio, stabilendo un inasprimento delle pene. Mira inoltre ad armonizzare le discipline nazionali in materia di “aggravanti” e “attenuanti“. Ad esempio, prevede come aggravante la circostanza che a commettere il reato sia un alto funzionario pubblico, oppure che il reato sia compiuto a favore di un Paese terzo.
La Commissione interviene contro l’impunità e dispone norme specifiche sulla impunità dei parlamentari, la cui immunità dovrà essere revocata in maniera tempestiva al fine di permettere le indagini. Non mancano, inoltre, norme in materia di prescrizione e whistleblowing.