Nel corso del 2021 le segnalazioni di operazioni sospette ricevute dall’Unità sono state 139.524, con un incremento di oltre 26.000 segnalazioni rispetto all’anno precedente (+23,3%), il più alto in valore assoluto registrato dall’Unità.
Tuttavia, il perdurare delle conseguenze della pandemia da Covid-19 e i nuovi rischi connessi all’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che prevede investimenti e riforme a proiezione pluriennale per un valore di oltre 200 miliardi di euro, rinnovano l’attenzione sulla qualità della collaborazione attiva da parte dei soggetti obbligati e, in particolare, della pubblica amministrazione.
Un aspetto rilevato dal rapporto riguarda l’efficacia nell’individuare nuovi contesti: in generale la capacità media delle segnalazioni trasmesse dai soggetti obbligati di far emergere inediti scenari a rischio non appare elevata. Il rapporto suggerisce che essa potrebbe essere migliorata attraverso un’adeguata diversificazione degli strumenti di individuazione dei fenomeni sospetti.
Evidenzia la UIF che, in media, una SOS su tre tra quelle ricevute nel corso del 2021 non individua nuovi contesti anomali in quanto riporta generici elementi di sospetto, spesso descritti con testi generati automaticamente, o richiama ambiti già sottoposti ad attenzione o è originata da richieste di approfondimenti provenienti da autorità. I risultati sono diversificati per categorie di segnalanti: per le banche la quota di segnalazioni riportabile a situazioni note o con anomalie generiche sale a una SOS su due, per i professionisti e per gli altri operatori non finanziari giunge a due su tre. Al contempo per alcune categorie di segnalanti, quali gli altri intermediari finanziari e i prestatori di servizi di gioco, risulta prevalente l’individuazione di nuovi contesti che tuttavia non sono particolarmente rilevanti sia per l’esito dell’analisi finanziaria sia per l’interesse da parte degli Organi investigativi.
Un secondo fattore osservato è quello della qualità dei contesti segnalati, individuabile tramite indicatori che colgono la rilevanza delle segnalazioni considerando il livello di rischio, l’esito dell’analisi finanziaria e la presenza di interesse da parte degli Organi investigativi.
Nel documento UIF si legge che l’analisi sulla qualità è stata svolta anche trasversalmente tra le categorie di segnalanti confrontando gli operatori che hanno inviato almeno 200 segnalazioni nel corso del 2021 con gli altri soggetti obbligati. L’analisi ha evidenziato che i segnalanti che hanno inoltrato meno di 200 segnalazioni hanno conseguito migliori performance sia nell’interesse finanziario sia nei feedback investigativi, oltre ad aver inoltrato una quota inferiore di segnalazioni considerate non rilevanti ai fini del contrasto al riciclaggio. I grandi segnalanti della categoria delle banche e i professionisti, nonché il complesso degli altri operatori non finanziari, si sono caratterizzati anche per la numerosità di segnalazioni prive di interesse.
Il dato rilevato dalla UIF mostra che, sebbene le SOS siano in aumento rispetto al passato, manca ancora una piena consapevolezza degli obblighi antiriciclaggio da parte dei soggetti obbligati. Accade sovente che tali adempimenti siano percepiti come meramente formali, circostanza che spinge i destinatari all’invio di SOS in via cautelativa, appesantendo inutilmente il sistema di analisi ed il carico di lavoro dell’Unità.
Inoltre, vi è anche il dato relativo alla p.a., che, nel 2021, ha inoltrato alla UIF solo 128 segnalazioni. Il bisogno di migliorare la collaborazione attiva della pubblica amministrazione (v. Newsletter 1-2022 UIF) nonchè la qualità delle segnalazioni da parte degli altri soggetti obbligati si avverte oggi più che mai. In primo luogo, alla luce di quanto riportato nel citato rapporto UIF, è consentito ritenere che nel 2022 le segnalazioni siano destinate ad incrementare. Tale tendenza è già osservabile a partire dai primi cinque mesi di quest’anno (2022), in cui si osserva una crescita del flusso segnaletico (61.412 segnalazioni, +4,9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno).
In secondo luogo, crescono i rischi di riciclaggio e la p.a., soprattutto rispetto all’attuazione del PNRR è destinata a fare la differenza.
In particolare, il rapporto UIF ha individuato, fra le principali aree di rischio, accanto al problema dei riflessi della pandemia, all’evasione fiscale e alla criminalità organizzata, la corruzione e le fattispecie di abuso di fondi pubblici. Sottolinea la UIF che l’emergenza sanitaria da Covid-19 ha mostrato come i meccanismi di allocazione delle risorse, in assenza di adeguate misure di prevenzione, si prestino con più facilità a essere alterati da condotte illecite di singoli e organizzazioni, allettati dalla prospettiva di cospicui guadagni. In questo senso, riporta quali esempi rilevanti, anche alla luce delle recenti evidenze investigative e giudiziarie, il dirottamento dei fondi destinati alla fornitura o prestazione di beni e servizi pubblici essenziali ovvero all’attuazione delle misure di sostegno all’economia, nonché gli episodi corruttivi intervenuti a vari livelli, tutti fenomeni che esprimono un’alta vulnerabilità del settore pubblico alle minacce indotte dalla pandemia. Puntuale conferma, ad esempio, trovano le condotte corruttive rilevate in ambito locale, che vedono il coinvolgimento di esponenti politici o soggetti variamente implicati nell’iter amministrativo funzionale al rilascio di autorizzazioni/concessioni, le cui manifestazioni finanziarie, ove presenti, non risultano di immediata e agevole ricostruzione.
Come si legge nel rapporto, il fulcro di tale opacità operativa risiede nel consueto ricorso all’intermediazione di entità terze – persone fisiche e giuridiche – nei rapporti tra corruttori e corrotti, pur non mancando situazioni in cui le vicendevoli corresponsioni tra questi ultimi avvengono direttamente e in maniera tracciata.
_______________________________________________________________________________________
IL CASO (Fonte: Rapporto annuale per il 2021, n. 14 – 2022)
Un peculiare caso, riportato dal rapporto UIF, ha riguardato un’espropriazione per pubblica utilità da parte di un ente territoriale, in seguito alla quale sono stati rilevati anomali legami finanziari 47 tra il soggetto espropriato, beneficiario di un ingente indennizzo, e un componente pro tempore dell’organo esecutivo del predetto ente. Dall’attività di analisi è emerso che parte dei fondi ottenuti a titolo di ristoro sono stati utilizzati dal soggetto espropriato per effettuare dei trasferimenti a favore di una fondazione presieduta dal citato esponente politico locale a titolo di mera liberalità, nonché a beneficio di un familiare di quest’ultimo per una presunta compravendita immobiliare di cui non si è avuto alcun riscontro. Ulteriori dazioni di denaro, vagamente giustificate, sono state eseguite dal medesimo soggetto espropriato a favore del professionista presso cui è stato redatto il preliminare della suddetta compravendita.
Tali evidenze hanno rafforzato i sospetti, già affiorati da una preliminare disamina del contesto, che le elargizioni in questione costituiscano, da un lato, la retrocessione di parte dell’indennizzo ricevuto in seguito al provvedimento ablatorio, alla cui adozione ha contribuito l’esponente politico, e dall’altro, il compenso per la costituzione di un titolo fittizio atto a motivare i trasferimenti intervenuti.
Diffuse pratiche corruttive si sono riscontrate anche nell’ambito dell’attuazione dei Piani Esecutivi Convenzionati (PEC), noti strumenti urbanistici di iniziativa privata che consentono ai cittadini lo sfruttamento di porzioni del territorio comunale in conformità ai Piani Regolatori Generali e alle relative norme tecniche di attuazione. In tale ambito, le compravendite immobiliari funzionali all’esecuzione degli interventi sono state perfezionate per il tramite di società interposte di proprietà dei soggetti che, in qualità di titolari di cariche politiche/elettive all’interno delle amministrazioni comunali interessate, hanno autorizzato l’attuazione dei piani in palese conflitto di interessi: tale circostanza, unitamente alla riconducibilità ai medesimi soggetti di parte delle aree coinvolte nelle opere di urbanizzazione, ha comportato plurimi passaggi di proprietà a prezzi concertati e tali da generare apparenti plusvalenze da retrocedere ai soggetti proponenti i PEC – tramite società costituite ad hoc poco prima dell’operazione – concretizzando uno scambio di reciproche utilità.
______________________________________________________________________________________
Come emerge dal Rapporto UIF citato, alcune segnalazioni pervenute nel 2021, pur se astrattamente riconducibili a casistiche già note e incanalabili in percorsi di analisi abituali, hanno assunto una valenza peculiare per i profili di possibile connessione con le fattispecie anomale connesse al PNRR, mettendo in luce il rischio concreto di ingerenza da parte di soggetti contigui alla criminalità organizzata nella gestione di fondi comunitari al fine di ottenere indebiti contributi ovvero di riciclare proventi illeciti tramite il finanziamento di progetti di investimento.
_______________________________________________________________________________________
IL CASO (Fonte: Rapporto annuale per il 2021, n. 14 – 2022)
Un caso significativo, riportato dal Rapporto UIF, riguarda una società finanziaria responsabile della gestione delle risorse derivanti da fondi comunitari, per il cui efficace adempimento ha subito modifiche statutarie e adeguamenti organizzativi che hanno previsto l’inclusione di figure manageriali esterne con il compito di dirigerne tutte le attività connesse. In tale contesto, tra i numerosi soggetti che si sono accreditati quali possibili gestori del portafoglio aziendale, è emerso un professionista presentatosi quale referente principale di una serie di presunti broker, manager di società di consulenza e imprenditori, che ha proposto alla società progetti di investimento per importi ingenti nonché avanzato richieste di erogazione di prestiti per conto di gruppi societari attivi nel comparto energetico. Gli investimenti proposti sono stati declinati in quanto ritenuti poco trasparenti, anche in relazione all’insistenza e all’atteggiamento poco collaborativo del professionista che ha fornito riscontri evasivi alle richieste di dettagli sulle forme dichiarate di impiego. Le ulteriori analisi condotte sul profilo soggettivo del professionista ne hanno evidenziato i legami con ambienti vicini alla criminalità organizzata, nonché la presenza di numerose interessenze societarie e collegamenti con soggetti coinvolti in indagini per truffa aggravata ai danni dello Stato e corruzione nell’ambito dell’assegnazione di fondi europei. Precedenti penali per truffa ai danni di intermediari finanziari sono emersi anche a carico degli imprenditori presentati dal professionista.
Alla luce di quanto emerge dal Rapporto UIF, si auspica, da un lato, che la pubblica amministrazione incrementi il proprio contributo al sistema di prevenzione AML e, dall’altro, che i soggetti obbligati perfezionino la propria comprensione e capacità di analisi delle operazioni sospette e, in generale, degli adempimenti antiriciclaggio, migliorando la qualità delle SOS da inoltrare alla UIF.